Recensione scritta da Alessandro1
Qualche mese fa avevo raggiunto una momentanea pace cuffiofila. Con il trio HD800, HE6, e LCD2.2 ero riuscito a coprire ciascun genere musicale, ogni tipo di registrazione ed ogni capriccio momentaneo. Il semplice annuncio di questa HE1000 mi ha incuriosito fin da subito, e ora, finalmente, suona a qualche millimetro dalle mie orecchie.
Ho provato a lasciar scemare l’entusiasmo dovuto alla sindrome da nuovo giocattolo, purtroppo è una cosa molto difficile in questo caso e confesso che non credo di riuscirci.
Ho atteso che il rodaggio meccanico e mentale giungessero a compimento e che ogni tipo di musica scorresse dentro queste cuffie.
La Hifiman, nel manuale suggerisce 150 ore affinché il suono si stabilizzi, effettivamente nell’arco di questo periodo le prestazioni sono variabili, ma tutto sommato sempre su ottimi livelli, io, invece, sono ancora destabilizzato.
Scrivendo ho dovuto dare una rivisitata ai vari sinonimi di “bello” e “meraviglioso”. Ora posso affermare, senza esitazione, che sono cuffie eccellenti con poche rivali e che è giunto il momento di entrare nei particolari.
Le cuffie sono disponibili su playstereo ad un prezzo di 2.999,00 euro (prezzo al momento della prova)
Specifiche tecniche
Risposta in frequenza | 8Hz-65KHz |
Impedenza: | 35+/-3 Ohm |
Sensibilità | 90 dB a 1 mW |
Peso | 480g |
Sistema acustico | Aperto |
Tipo: | Magneto-planare |
Costruzione ed ergonomia
Il design estetico di questa cuffia non mi attrae particolarmente, ma dal vivo è comunque migliore di come appare in fotografia.
Siccome non mi guardo allo specchio quando ascolto, e il resto del tempo la chiudo in un armadietto, il mero aspetto estetico non ha peso per me.
L’ergonomia, invece, la reputo fondamentale. Tallone d’Achille della HE6, il peso, l’indossabilità e la pilotabilità di questa cuffia sono migliorate notevolmente rispetto alla ex-ammiraglia. Comoda e leggera per essere una magnetoplanare, non infastidisce le sessioni d’ascolto malgrado le dimensioni ragguardevoli.
Solo discreti i pads, avrei preferito una rifinitura migliore e un velour meno sensibile. In stile HD800 o il buon Beyer argentato della serie DT.
Ha l’archetto in metallo sul quale è posizionata una headband regolabile in pelle decisamente comoda con un buon sistema di regolazione a scatto.
Avendo un cranio di piccole dimensioni trovo perfetta l’indossabilità, anche il clamping è ottimamente equilibrato.
Leggera e comoda, però, non fornisce una estrema sensazione di solidità. Qui sarà il tempo a decretare quanto il suo valore economico sia in linea con la sua robustezza.
Non ho competenze tecniche in nanotecnologie, per cui mi limito a riportare il solo fatto che si tratta del diaframma più sottile mai prodotto per una cuffia, nonché la prima volta che tale tecnologia viene applicata ad una cuffia.
I magneti sono disposti asimmetricamente per limitare le riflessioni spurie, la griglia di protezione posteriore è acusticamente trasparente ed evita, anch’essa, la generazione di riflessioni indesiderate.
Rispetto al panorama delle magnetoplanari hanno una discreta facilità di pilotaggio, o meglio, al calare della potenza erogabile e della qualità dell’amplificatore le HEK perdono qualità globale in maniera uniforme e non come in molti altri casi dove spariscono solo i bassi, si indurisce solo la gamma acuta, si chiude la scena, si crea una velatura importante…
Diventano leggermente meno trasparenti e peggiorano a 360°, ma in modo così distribuito su tutti i parametri che alla fine dei conti risultano estremamente godibili anche con amplificazioni sulla carta non all’altezza.
Come per quasi tutte le cuffie basate su tale tecnologia, però, una buona dose di potenza è gradita e il minimo sindacabile per esprimere le potenzialità è di almeno 1 W sulla sua impedenza. Per quel che ho potuto constatare abbondare non guasta e la cuffia cresce e prende il largo Watt dopo Watt, l’EF6 della Hifiman è un buon candidato.
Detto questo, però, nella confezione ci sono ben tre cavi le cui terminazioni lato cuffia sono cambiate rispetto alle serie precedenti presentando un comodo mini-jack. Oltre al cavo XLR 4 pin e al classico Jack 6,3, c’è un improbabile cavo terminato con il connettore 3,5.
Con fiducia nelle scelte dello staff Hifiman, ho pensato che se alla fine hanno deciso di mettere un cavo intero destinato ai dispositivi portatili o semi-portatili e non un semplice adattatore, è possibile che la cuffia possa suonare anche con tali apparecchi.
Pensato e fatto, la cuffia è appagante anche con un eretico Fiio E12 portatile (dichiarato con 880 mV su 32 Ohm). Ovviamente non aspettatevi i livelli raggiungibili con un buon desktop da svariati chili ed euro, ma immaginate di potervi sedere in veranda con il vostro DAP e la HEK, o portarvela nelle varie stanze della casa. Per me un optional importante.
Costruendo il mio set cuffie precedente non avevo considerato bene questo tipo di ergonomia legata alla pilotabilità; con poca potenza la HD800 diventa algida e isterica in alto, la LCD2.2 si chiude come un riccio, la HE6 suona come la radiolina del vicino di casa.
Ribadisco che nel mio caso è un plus non indifferente potermi staccare fisicamente dall’impianto principale. Scendere sotto quella soglia di potenza, però, non è consigliabile.
Per rimanere strettamente in tema ergonomia, rendere più chiaro quanto questa sia legata alla facilità di pilotaggio e in che misura quest’ultimo aspetto sia importante è sufficiente dare un’occhiata a wikipedia :
“L’ergonomia, secondo la IEA (International Ergonomics Association), è quella scienza che si occupa dell’interazione tra gli elementi di un sistema (umani e d’altro tipo) e la funzione per cui vengono progettati […], allo scopo di migliorare la soddisfazione dell’utente e l’insieme delle prestazioni del sistema. […]
La qualità del rapporto tra l’utente e il mezzo utilizzato è determinata dal livello di ergonomia. Il requisito più importante per determinare questo livello è la sicurezza, seguito dall’adattabilità, l‘usabilità, il comfort, la gradevolezza, la comprensibilità, e così via.”
A queste condizioni l’ergonomia, nel senso più ampio, è al top. Senza paragoni le migliorie rispetto alla HE6.
Come suona
Da possessore ed estimatore della HE6, mi sarei aspettato una sorta HE6 migliorata su tutti i parametri in maniera proporzionale al prezzo di listino, magari più semplice da amplificare e più comoda; è un desiderio in parte tradito; la HE1000 ha una sonorità che non ha molto in comune con la precedente ammiraglia cinese.
La HE1000 non sembra camminare sul sentiero tracciato dalla HE6, è differente, chi cerca una gamma acuta in evidenza o la brillantezza, la lucidità e l’attacco della gamma alta della 6 non troverà esattamente la stessa impostazione.
La HE6 sa essere più aggressiva, la HE1000 è decisamente più pacata, a grandi linee la HE6 è senza alcun dubbio una cuffia “chiara”, rispetto alla 6 la 1000 ha un suono leggermente tendente allo “scuro”, è più “umido”. Nella produzione Hifiman che conosco, la HE400i, è forse quella che più le somiglia, con le debite differenze qualitative.
Grossolanamente e sbilanciandoci un po’, potremmo dire che la HE6 è sonicamente equiparabile ad una incisione in stile Archiv, la HE1000 a una Decca.
Se dovessi collocare qualitativamente la HE1000 in riferimento ad altre cuffie, HE6 in primis, direi innanzi tutto che la sua qualità globale, rispetto alla ex-ammiraglia Hifiman, è decisamente più elevata.
Mi riporta alla mente quando da possessore di una Beyerdynamic DT880 passai alla T1. Il salto fu notevole. Non riuscii più a guardarmi indietro.
Anche se dal punto di vista tecnico come capacità di restituire quanto più possibile del segnale originale, la HE6 è straordinaria e la distanza che da questo punto di vista la separa dalla HE1000 non è poi così incolmabile come quella tra la DT880 e la T1; la differenza, una volta percepita, è palese.
È una sorta di capovolgimento gestaltico, ora sento una musica diversa, non solo migliore.
Come caratteristiche soniche direi che si tratta di una sorta di sinolo tra la HD800 e la LCD2.2, una vera e propria unione, non un semplice ibrido; la HEK pare essere senza compromessi, non è un qualcosa tra HD800 e LCD2.2, è ciò che potrebbe risultare dalla somma delle due.
Immaginatevi una HD800 con la corposità, la levigatezza e l’indulgenza della LCD2.2, o, viceversa, una LCD2.2 con la scena, la precisione, l’estensione in alto della HD800.
Si, una HD800 tecnicamente completa con il coinvolgimento emotivo di una qualsivoglia Audeze e con un tocco di gentilezza in più, ciò che solo in parte riuscì con la ottima HE6, un sogno che alla Hifiman hanno trasformato in realtà con questa HE1000.
E’ ovvio e scontato che una cuffia di questo costo si esalti con le ottime incisioni. La sua risoluzione e trasparenza sono notevoli e al di là di ogni sospetto; ogni brano ben registrato ne giova; brutalmente: riscuoterete in trasparenza ciò che avete esborsato in denaro, perciò non mi dilungherò oltre.
Attenzione però, la HEK è affamata di musica, non di plin plin o altri effetti spettacolari bum bum, la HE1000 ha un potenziale che non va dilapidato. La si gode per un disco intero, la sua forza la si apprezza nelle lunghe sessioni.
Certamente a suo agio con le buone incisioni, ciò che però le riesce quasi per magia, è rendere godibili anche quelle vecchie registrazioni Jazz o di classica e persino rock che su una HD800, una T1 o altre cuffie dal carattere analitico-neutrale risulterebbero quasi inascoltabili. Il tutto senza cedere a compromessi, senza roll-off, senza attenuazioni o forti colorazioni, mantenendo un dettaglio pregevole.
Ciò non significa che Edith Piaf canterà al Pawnshop, ma provando a riascoltare molte incisioni datate con la HE1000, ho notato la strana assenza di spiacevoli artefatti e difettosità che mi impedivano di godere in pieno della musica.
Da questo punto di vista la HE6 è sicuramente più consigliabile della HD800; la LCD2.2 è indubbiamente maestra nel celare i difetti, ma per tutte le caratteristiche di contorno, anch’esse devono cedere il passo alla HEK. Parker, Coltrane, Gould, i Beatles… ringraziano.
Facendo esempi più chiari: Coltrane in Kind of Blue lo si gode anche con una T1 o una HD800, Coltrane di A Love Supreme, no. Ci vuole la HEK. Quello che ho di Menuhin è fastidioso con la HD800, con la HE1000 no.
La HEK è tutt’altro che monitor, questa cuffia in qualche modo sublima il concetto di HI-FI portando alla luce tutto il piacevole e lasciando in secondo piano le carenze dell’incisione. È una cuffia per utenti e amanti della musica, non per scandagliare le incisioni.
La cuffia è quasi contraddittoria: suona in modo molto garbato ed estremamente gentile, ma al contempo dannatamente risolutore e preciso per ciò che serve, un suono sempre piacevole ma non eccessivamente ruffiano e mai attufato. Il contenuto armonico che ci permette di percepire gli strumenti acustici in quanto tali è completo.
Si può vedere la cosa anche da un altro punto di vista: è possibile che il modo di interpretare le incisioni mediocri con pessimi risultati da parte della della HD800 o della T1 sia frutto di una colorazione ed enfatizzazione in alcune frequenze specifiche, colorazioni o enfatizzazioni che la HE1000 non ha, ma è una affermazione difficile da sostenere con il solo orecchio.
Ascoltare questa cuffia valutandone le capacità tecniche e non esser rapiti dalla musica è per me un compito abbastanza duro da portare a termine, ma spesso mi piace focalizzare l’attenzione su alcuni parametri e divertirmi a giudicare come una cuffia si comporta rispetto ad un’altra al variare dei generi musicali.
Quando si pone attenzione all’ascolto di questa cuffia ed il suo modo di riprodurre, l’aspetto principale che ne vien fuori è un’eccellente musicalità, timbrica meravigliosa, un’ottima coesione e buon equilibrio tra le gamme con la risultante che nessuna caratteristica prevale sull’altra.
Ponendo maggior attenzione, però, ci sono due parametri che si notano prima degli altri: una scena molto estesa con un’eccellente capacità olografica e un basso profondo, materico e viscerale.
Come fa una cuffia ad avere al contempo questa estensione dimensionale e questa corposità?
Mi sono sempre capitate cuffie egregiamente capaci di restituire l’uno o l’altro aspetto, ma mai questo connubio che è difficilmente raggiungibile. (un caso a parte fu la Fidelio X1 adeguatamente collocata qualitativamente nella sua fascia di prezzo).
La gamma bassa è proprio come ci si aspetta da un driver di enormi dimensioni: grandiosa, coinvolgente, piena e vibrante.
Nei primi ascolti, mi sembrava che la parte bassa fosse meno controllata della HE6, mentre con il passare del rodaggio psico-fisico, mio e della cuffia, ho notato che il controllo è almeno pari alla 6, ma il basso appare più presente e maestoso. Al contempo è più soffice e delicato.
In più ha la capacità di conferire una certa carnosità e spessore alla gamma medio-bassa meglio di quanto faccia la HE6.
Il basso della HE6 è più violento e incisivo, quello della HEK ha un’eleganza e una palpabilità che lasciano indietro il seppur ottimo basso della 6. Non ho mai sentito nulla scendere così in basso con così tanta disinvoltura, non una singola nota timida o sbavata, e cosa non facile, lo fa in un headstage molto ampio. Non ho trovato alcuna opera sinfonica novecentesca in grado di piegarla.
La bellezza e lo spessore di questo basso eclissano la buona gamma bassa della HD800. Per ottenere livelli emozionalmente simili con i quali confrontarlo dobbiamo rivolgerci ad una LCD2.2 o LCDX, ma cambia il contesto, cambiano le dimensioni della visione virtuale del palco, cambia la scansione dei piani sonori.
In che senso cambia il contesto? Nel senso che il basso della HEK è collocato in una scena oggettivamente più ampia, più precisa e correlato ad una gamma acuta più in evidenza e dettagliata rispetto alla LCDX.
Nella LCDX sembra che tutto giri attorno al suo basso e alla sua potenza, è il perno attorno al quale ruota la bellezza del suo sound. Nella HE1000 la gamma bassa è parte del tutto, non è protagonista ed è solo una straordinaria parte dell’ensemble. È un vero e proprio senso di insieme che si percepisce con la HE1000.
Il basso della LCDX è più incisivo e impattante, ugualmente consistente, tuttavia la precisione, la velocità e la raffinatezza di cui gode la gamma bassa della HEK non sono messe in discussione, soprattutto se parliamo di un basso inserito in un programma musicale complesso come una sinfonia.
È vero che per impatto e vigore, anche per i motivi contestuali summenzionati, cede qualcosa alle Audeze, tant’ è nel caso di un basso elettrico sarei indeciso tra una LCD2.2 e una LCDX, tuttavia per un contrabbasso in un quartetto jazz opterei per la Hifiman.
Per un insieme di violoncelli e contrabbassi inseriti in un’orchestra non avrei dubbi: la HE1000 è spettacolo puro, così come per il piano solista, il cui compito di riprodurlo, in precedenza, avevo assegnato alle HE6 per affidabilità timbrica, ricchezza, controllo e trasparenza.
Abbinarle musica acustica non troppo rimaneggiata, secondo me, è la cosa da fare. Jazz e classica sono in prima linea, per molte cose, altrimenti, rischierebbe di essere un investimento sprecato o un side-grade.
A proposito di orchestre, quindi di headstage e scansione dei piani sonori, abbiamo già visto che la HEK ha una scena molto ben sviluppata per dimensioni: eccellenti in larghezza e altezza, meno in profondità frontale, la quale non raggiunge quella della T1 o HD800.
In questo spazio virtuale sono collocati magistralmente gli strumenti in uno scenario tridimensionale ottimamente distribuito ed il cui layering ha poco da invidiare all’ammiraglia Sennheiser, però l’orizzonte che mostra la tedesca è ancora più lontano.
In virtù della sua trasparenza, la HE1000 restituisce l’ambienza con una cura maniacale, dalla sua, la HD800, ha una capacità di messa a fuoco migliore, a discapito però di una matericità ed una coesione musicale inferiore alla HEK.
La resa olografica della HEK è di una piacevolezza disarmante. L’immagine centrale/frontale è sì meno delineata e netta rispetto a una offerta dalla T1 o dalla HD800, ma la visione globale che riesce a fornire lascia allibiti, c’è quasi un senso tattile che alle due tedesche è sconosciuto. Distesi sul divano ad occhi chiusi vien voglia di allungare il braccio e afferrare i violini.
La sua abilità nello scomparire all’ascolto è superiore a quella delle due dinamiche tedesche, e con questo si dimostra essere la miglior illusionista scenica.
Prima di ascoltare la HE1000 consideravo la HE6 la più abile a celarsi e permettere quel contatto più diretto con il messaggio sonoro di cui siamo ostinatamente alla ricerca. Alla 6 manca tuttavia una estensione della scena paragonabile alle migliori dinamiche, con la HE1000 il gap tra le due tecnologie non c’è.
Dopo aver passato molte ore con la HEK riesco ora a percepire degli artefatti anche nella HE6. Ciò che prima non sentivo e credevo essere trasparenza e legame tout court con il suono, ha ora la parvenza di riprodotto. Ormai è come se sentissi l’onda sonora provenire dai driver della cuffia, è come se la magia dell’invincibile HE6 si fosse vaporizzata innanzi alla maestosa invisibilità della HE1000.
Tecnicamente, come scansione dei piani sonori può anche esser preferibile la distinzione netta offerta dalla HD800, ma credo si tratti di una scelta dettata dal gusto e dalla volontà di vedere tale collocazione precisa; come gioco di parole quello della HD800 è un virtuosismo del virtuale.
Senza perderci troppo nei meandri di una discussione su realismo e naturalezza, personalmente, dal vivo non l’ho mai sentita una distinzione così netta e chirurgica come quella fornita dalla tedesca.
Da questo punto di vista la HE1000 assomiglia di più ad un concerto vissuto che ad uno registrato, o perlomeno è in grado di ricreare un’illusione più convincente di quanto riescano a fare le altre cuffie, benché continui a trovare stupenda ed unica l’immagine delle orchestre ricreata dalla HD800.
L’unico appunto che farei alla capacità della Hifiman di rendere l’immagine è che anziché svilupparsi in profondità si sviluppa molto, forse troppo, in altezza. Nei primi tempi è necessario quasi un riadattamento nell’ascolto se si proviene dalle cuffie che ho citato.
Le altre hanno una presentazione più frontale, con la parte davanti al nostro naso più caratterizzata e nitida. Più simile ad un ascolto con diffusori, dove il punto d’origine è noto.
(i driver o i pads angolati aiutano in un certo senso questo tipo di caratteristica. Ad esempio l’utilizzo dei Focus pads nella HE6 definisce un’immagine centrale più forte e presente)
D’altro canto c’è quell’emisfero del mio cervello che non vuole porsi dal punto di vista critico e puntiglioso, si vuol semplicemente divertire e provare piacere in questa illusione. È con questa esigenza emotiva che la HE1000 diventa un’invisibile protagonista.
Con la HD800 sento la musica provenire da una sorgente al di fuori dei limiti del cranio. Con la HE1000 non sento alcuna sorgente; la musica è solo fuori, non ne riesco ad individuare la provenienza, mi trovo la musica arrivarmi addosso.
Sono nella musica.
È qui che la Hifiman eccelle, sulle orme della HE6 tenta di scomparire e lasciare tutta la scena alla musica, e alla fine ci riesce. A doti tecniche capaci di soddisfare gli audiofili più esigenti unisce una favolosa musicalità capace di lasciarci soli con i nostri brani preferiti, il termine più appropriato è forse trasparenza, ma non chiedetele alcun “effetto wow” immediato, secondo me va usata in distensione almeno per un disco intero. Saltellare avanti e indietro per la playlist mi ha lasciato perplesso.
Un ingrediente fondamentale di questa musicalità è la gamma acuta: estesa e molto soffice. Riesce a rendere il dettaglio senza fatica ed ha la capacità di rendere un ricco contenuto armonico senza risultare eccessiva.
Non credo che presenti né roll off né picchi tali da distrarre dall’ascolto, ovviamente, il tutto mantenendo una resa del dettaglio, del micro-dettaglio e se volete del nano-dettaglio a livelli equiparabili, se non superiori alla HE6 o HD800, le quali, però possono avere in alcuni casi una gamma acuta troppo luminosa e in evidenza o propinarci tonnellate di dettaglio con sonica arroganza.
La nuova ammiraglia cinese ha una gamma alta molto garbata e delicata, questo, assieme ad un basso non eccessivamente cattivo, la rende una cuffia tutt’altro che aggressiva. Pur avendo una dinamica impressionante e una risposta ai transienti veloce, risulta una cuffia gentile e aggraziata. Un’altra contraddizione che lascia a bocca aperta.
Una composizione che suona divinamente attraverso questa cuffia è la Sagra della Primavera. È possibile assaporarne tutta la potenza e l’isteria dell’opera senza che gli ottoni ci feriscano in gamma acuta. La cuffia non urla, non stride, non aggredisce, eppure tutta l’energia della Sacre ci devasta.
Inutile e superfluo ribadire che il suo basso è irraggiungibile quando arrivano le percussioni. All’interno di un’opera sinfonica il basso della HEK non ha rivali.
C’è però un piccolo neo in questa HE1000. Tale capacità di riprodurre il dettaglio tende ad affievolirsi a volumi molto contenuti, non è una cuffia adatta a suonare piano.
Anche se risultano a volte più pungenti, le HE6 e le HD800 sono tuttavia più ariose, probabilmente in virtù di gamma acuta più in evidenza mantengono una ottima risoluzione anche a bassi volumi d’ascolto, in special modo la HD800 e la T1. Piccolo neo della HEK.
Questo essere estremamente delicata nel presentare il messaggio sonoro, però, potrebbe anche essere visto come un difetto. Chi gradisce una gamma acuta più graffiante in stile T1 potrebbe trovare la HEK poco coinvolgente, addirittura noiosa, ma personalmente ho trovato sempre difficoltà nei lunghi ascolti con cuffie che presentano una qualsivoglia colorazione o esaltazione di alcuni aspetti, sia in alto che in basso.
La sua gentilezza è figlia del suo voler scomparire e non essere invadente; non è timida, è ben educata e non parla a sproposito.
La gamma media è delle tre quella che mi ha affascinato in maniera minore. Siamo anche qui su livelli molto alti, ma al di là del maggior spessore e matericità rispetto alla quasi perfette medie della HE6, non trovo palesi miglioramenti.
È un medio ricco, ma forse leggermente arretrato, volendo trovare per forza qualcosa di criticabile. D’altronde non mi sembra nemmeno una cuffia con un’impostazione a V marcata, in fin dei conti medio è armonioso con il resto.
È anche possibile che ciò che mi sembra essere quantitativamente arretrato possa essere qualitativamente oscurato dallo splendore delle altre due gamme, o gentilmente studiato proprio in queste condizioni per ottenere quel senso di pacatezza che la cuffia sa dare. Non sono un oggetto di misura. Riporto impressioni, con tutta la loro fallibilità, e questo medio è un caso intricato.
L’impressione è che Il medio non sia particolarmente penetrante. Chi fosse alla ricerca della stessa energia che può offrire una Grado con un riff di Hendrix o auto-flagellarsi con il Fripp di 20th Century Schizoid Man non troverà nelle medie della HEK il partner ideale.
Non è che la HE1000 suoni male con il Rock, è una cuffia capace di riprodurre ogni genere a 360° e tra questi anche il Rock e le sue declinazioni, ma talvolta l’energia trasmessa dal rock più crudo non raggiunge i livelli di una cuffia studiata e costruita per il genere. Non vogliamo dare una Stratocaster a Segovia sul palco di Woodstock e nemmeno una Ramirez a Hendrix seduto a teatro.
Un classico del Rock che merita però di essere ascoltato con la HEK è, ad esempio, The Wall. La HEK è incantevole con i Radiohead più elaborati, in questo la HE1000 stacca e lascia indietro le concorrenti, ma se avete bisogno di darvi la carica con i Rage Aginst the Machine c’è il rischio di non raggiungere l’obiettivo.
È una gamma media che non urla; assieme al resto è fluida, agile e pacata. L’assenza di spigolosità e una grana finissima la rendono particolarmente adatta alla riproduzione degli archi e delle voci.
Chi possiede la HD800 e l’adora per le sue doti peculiari, sa cosa significa il desiderio che le viole e i violoncelli acquistino peso e che i violini cessino di essere taglienti, o perlomeno che risultino meno aridi; la ricerca della valvola, del bilanciamento e del cavo perfetto, probabilmente, possono arrestarsi al cospetto di questa HE1000, che è ricca senza esser colorata.
Ho ritrovato il pieno piacere nell’ascolto di alcune cantate di Bach che la HD800 riproduceva in modo ineccepibile dal punto di vista formale, ma carenti di quella vitalità e spirito che la HEK mi ha fatto ritrovare.
Non sto dicendo che la HD800 ha delle carenze palesi, per sua natura ha un carattere spietatamente neutrale e rivelatore, delinea ogni cosa in una scena enorme, ma la HE1000 riesce a fare meglio.
La HD800 possiede l’accuratezza e l’affidabilità di un ingegnere, la HE1000, fermo restando le indubbie capacità tecniche, possiede l’estro di un pittore, la mano di un architetto e la visione plastica di uno scultore. La HEK è il Michelangelo delle cuffie e la mia musica la sua Sistina.
Come suona
3.000,00 per una cuffia?
Molti di noi consideravano assurdi i 1.000,00 di una HD800, una T1, una LCD2… Ora “giocare” con le cuffie sta diventando ancor più impegnativo per il nostro portafogli, e già 1.000,00 euro sembrano (erroneamente) quasi normali.
Chi è arrivato fino a qui è come se avesse già fatto una scelta di vita, probabilmente ha già acquistato a suon di sacrifici una top con annesse amplificazioni, sa che ciò che ha speso è già un’assurdità ma sta continuando imperterrito pur sapendo a cosa sta andando incontro. Non sarò certo io a fermarlo o farlo desistere se nel suo mirino c’è la HE1000.
Troppi paradossi per esser vera oppure un’abile sintesi di caratteristiche tra loro spesso antitetiche?
Veloce e rilassata
Pacata e dinamica
Corposa ed eterea
Accurata e musicale
Analitica e coinvolgente
Gentile e ricca armonicamente
Risoluzione minuziosa e indulgente
Divoratrice di Watt e facile da pilotare
Presenza materica e un headstage esteso
…
Ha tutte queste caratteristiche eppur scompare
Destinate a diventare un mito?
Le Orpheus, le K1000, le R10… hanno guadagnato gloria e fama nei decenni. Sono ancora lì ad allietare le orecchie più esigenti ed il solo citarle a fianco della neonata HE1000 sembra quasi blasfemo.
Di certo la HE1000 non è entrata nel mercato in punta di piedi; in prova nella camera d’albergo di Fang era accanto alla Orpheus (quella antica…).
È stata presentata come la miglior cuffia sul mercato, come pretendente al trono della STAX 009 quando ancora il suo design non era nemmeno stato ultimato. La sfrontatezza dei giovani… ma l’unica rivale degna sembra essere lei.
E’ prodotta da un’azienda che non ha la storia della Beyerdynamic, Sennheiser, STAX, AKG o Sony, ma come queste aziende la loro storia se la sono costruita con ricerca e successi, la Hifiman sta costruendo la sua storia, e se la cuffia si dovesse dimostrare anche affidabile negli anni, il successo ed un posto nella mitologia non glielo toglie nessuno.
Pochi proclami di marketing e molta sostanza. Diaframma sottilissimo e tecnologicamente all’avanguardia, una griglia di protezione sonicamente trasparente, magneti disposti asimmetricamente e il gioco è fatto.
Siamo a Teatro.
Molti aggettivi che ho utilizzato in questa recensione possono sembrare sopra le righe o esagerati e per chi non l’ha ancora provata con calma e nel proprio impianto possono destare legittimi sospetti e lo capirei; anzi sarei proprio io tra i più diffidenti; alla fine la rete è piena di cuffie appena uscite giudicate “fenomenali” che poi la comunità saggiamente “normalizza”.
Tuttavia, alla luce di come suonano relativamente al panorama cuffie attuale che conosco, mi trovo costretto ad attendere una Sennheiser HD900, una Beyerdynamic T2 o una Audezé LCD W… per ridimensionare, se è il caso, ciò che ho scritto.
Se la memoria auditiva non mi tradisce, possono stare tranquilli, invece, i possessori di STAX SR009 (almeno quelli non bass-head).
Lascio ancora una volta l’onere del voto a Matteo della redazione, e colgo l’occasione per ringraziarlo dell’onore per avermi assegnato la recensione di questo gioiello. Per quel che mi riguarda suggerisco sonicamente un 10.
Recensione in breve
Voto: 10 su 10
Pro:
- Compresenza di tutte quelle qualità spesso antitetiche che fino ad ora consideravo mutuamente escludentisi in una cuffia (alias assoluta)
- Comodità
- Discreta pilotabilità
Contro:
- Estetica, finitura e costruzione relativamente al prezzo
Hai mai sentito la Abyss 1266?
Purtroppo non ancora, non son facili da trovare
Mi arriva domani, e sarà pilotata dal Goldmund HDA… !!!
Difficile averla, ma soprattutto pagarla!!!
Complimenti per la recensione
Bella recensione anche se per una miglior percezione di quello che volevi trasmettere sarebbe stato gradito sapere a quale fonte la K è stata collegata. In foto vedo l’EF6 e se su di esso è stata fatta la prova, tutto lascia immaginare a quale risultato stratosferico arriverebbe con altri amplificatori più performanti. E il DAC ???
a me e’ arrivata ma non so che ampli abbinare mi date una mano